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PROGETTI SPECIALI

2011
THE STRUCTURE OF THE HUMAN HEAD
Progetto speciale per il catalogo della mostra Ultimo Quarto a cura di Matteo Bergamini
Press Release  |  Program

05—26 maggio 2011  |  GALLERIA CORSO BUENOS AIRES—MILANO
ULTIMO QUARTO—Cura
A cura di Matteo Bergamini
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Aprile 2011 n.15
COVER ED INTERVISTA PER DDNFREE
IL LATO DOLCE DELL'ARTE: Mariangela Bombardieri vs Ernst Knam di Matteo Bergamini
Read interview  |   View cover  |   DDNFREE

30 settembre—29 ottobre 2010  |  STUDIO ART 74—BOLOGNA
OMBRAPENOMBRABUIO—Ombra
A cura di Matteo Bergamini
Press Release  |  Catalog

27 maggio 2010  |  FAC room—MILANO
THE WALL
A cura di Matteo Bergamini
Press Release

Dicembre 2010 n.150
JULIET
Gigantismo: metodologia o spettacolarizzazione? - VI puntata di Matteo Bergamini

"Quella vasta struttura di alluminio a forma di cupola, che dominava il paesaggio circostante, ospitava il più grande centro commerciale del territorio della Grande Londra, una cattedrale consacrata al consumismo i cui fedeli erano di gran lunga più numerosi di quelli delle chiese cristiane."
J.G. Ballard

Gigantismo della merce, della pubblicità, dei centri commerciali, delle insegne luminose, delle confezioni seducenti, delle offerte speciali e dei 'fuori tutto'...
Agglomerati di negozi e servizi, nati per incrementare un unico gesto compulsivo inculcato in ognuno di noi fin dalla nascita: il possedere il desiderato imposto da altri. Nessun settore è immune al fascino del commercio e dell'incremento della popolarità della propria immagine. Come in una forma virale tutto è coinvolto e coinvolgibile; al via quindi la costruzione di monumentali architetture di contenitori (e sempre più raramente dei contenuti), delle mostre eclatanti e prorogate straordinariamente 'fino al...', dei bookshop con ristorante e wireless zone annessi. I meccanismi commerciali e le regole di mercato vengono applicati anche laddove sono del tutto inadeguati: si calcolano investimenti, si fanno pronostici sulle percentuali di partecipazione del pubblico, si programmano campagne promozionali con mesi e mesi di anticipo per creare nello spettatore attesa e desiderio di partecipazione; la qualità del prodotto non è fondamentale, quello che interessa è la buona riuscita dell'operazione per accontentare gli investitori, ed il ritorno di immagine che la struttura ospitante ne otterrà. Con questo genere di interventi, si cerca di rendere necessario il possesso della visione della mostra dell'anno, dell'esserci in una coda chilometrica per osservare, a metri di distanza di sicurezza, un dipinto ospitato eccezionalmente in una qualche città e si giustificano costi sempre più elevati dei biglietti d'ingresso. Le mostre d'arte si rendono spettacolari e, come se i lavori di un artista con un qualcosa da comunicare non bastassero, vengono aggiunte installazioni interattive dove lo spettatore diventa protagonista della mostra stessa, touchscreen per sfogliare diari e corrispondenze personali o ricostruzioni di studi e luoghi abitati dall'artista proposto, feticci inutili a supporto di mostre aride di significato, dove si perde la semplicità del trovarsi faccia a faccia con un opera e quel che prova a comunicarci. La regola di ogni mercato è cercare di intuire un bisogno non ancora manifesto ed anticiparlo per essere competitivi. La domanda da porre a chi crede di preordinare un desiderio è "quanti desideri creati credete di poter soddisfare?"

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INCURSIONI URBANE
"Ogni nuova menzogna della pubblicità è altresì la confessione della sua menzogna precedente" - Guy Debord

"Tutto ciò che è cosciente si logora. Ciò che è incosciente rimane inalterabile. Ma una volta liberato, non cade in rovina a sua volta?" - Sigismund Freud

Veicolare messaggi che comunicano un'idea, creare un mondo, una suggestione, tentando di colmare una mancanza per raggiungere un obiettivo: sono questi gli scopi di una campagna pubblicitaria. Come un'intermediaria veicola i nostri rapporti con ciò che compriamo e dunque siamo. Le campagne pubblicitarie rappresentano un preludio indispensabile per la comprensione di un monologo infinito, ci parlano, ci seducono e si rivolgono a noi come singoli, come fossimo parte integrante di un percorso di crescita collettivo più importante e socialmente utile. Per ognuna di esse viene creato un immaginario preciso, dove ad un prodotto può corrispondere uno slogan, ad una proposta di stile viene associato un testimonial, ad un gingle si accompagna un'immagine. Il nostro rapporto con i prodotti è mediato e gestito dalle immagini: pensiamo alla disposizione della merce, alle confezioni dai colori sgargianti o dall'eleganza ricercata, ai reparti dei surgelati sapientemente illuminati. Confezioni e prodotti ci propongono stili di vita, ci insegnano come dovremmo essere, con risultati spesso imbarazzanti che mischiano figure, sessi e generi in una confusione che abita il nostro quotidiano, dove l'identità e la personalità vengono a perdersi in una pericolosa dissociazione apparentemente impercettibile. Ogni anno la dose viene rincarata, i media divengono sempre più sofisticati, i sistemi si fanno sempre più invasivi, i manifesti sempre più grandi e le immagini sempre più provocanti: la soglia del concesso viene spostata sempre oltre e la mente da condizionare è sempre più giovane, quindi neutra e per ciò più facilmente accessibile. Si inizia fin dai primi mesi di vita con condizionamenti 'di massa' dove i bambini desiderando (non sempre inconsciamente), inducono i genitori all'acquisto di merce resa desiderabile. Un bambino condizionato sarà un adulto 'condizionatore' un veicolo di desideri per le persone che lo circonderanno. Programmi mirati, catene di store monomarca, ristoranti con animazioni e balli di gruppo pensati per i più piccoli. Comportamenti innocui secondo i più ma con un unico obiettivo: rendere familiare un marchio e rendere desiderabile il prodotto. Ogni prodotto non è mai solo un prodotto: i meccanismi mossi da ogni 'lancio pubblicitario' sono composti da ingranaggi sempre più complessi che comprendono merchandising, gadget, aziende che producono accessori, catene di negozi che si mobilitano per accogliere, l'ultima versione. Poi c'è lui, l'utente finale, colui che trarrà beneficio dall'acquisto del prodotto, colui che si metterà in coda ad aspettare che i santuari della merce aprano le porte per donargli prodotti in serie che lo renderanno unico e speciale.